Cogliendo appieno un malcostume estremamente diffuso e subito da tutta quella categoria di creativi ( grafici, webmaster, designer, social media manager, blogger e chi più ne ha più ne metta) che hanno a che fare con la rete, il Collettivo Zero (composto da Niccolò Falsetti, Stefano De Marco, Alessandro Grespan) ha lanciato la campagna virale #coglioneNo, raccogliendo in pochissimi giorni più 900.000 view su Youtube.

Al centro della campagna tre video che raccontano in maniera molto carina ed esplicita quello che tutti i creativi si sono prima o dopo sentiti dire dall’imprenditore/datore di lavoro/capo di turno:

Questo è un progetto senza budget, ma fa curriculum… e poi puoi metterlo nel Portfolio!

Nei video, un idraulico, un giardiniere e un antennista vengono convocati per un lavoro urgente, ma al momento della fattura, gli viene spiegato che non è previsto a alcun compenso per il lavoro svolto.

L’hashtag scelto a supporto della campagna sui social è più che esplicativo.

“#coglioneNo è la reazione di una generazione di creativi alle mail non lette, a quelle lette e non risposte e a quelle risposte da stronzi. È la reazione alla svalutazione di queste professionalità anche per colpa di chi accetta di fornire servizi creativi in cambio di visibilità o per inseguire uno status symbol. È la reazione a offerte di lavoro gratis perché ci dobbiamo fare il portfolio, perché tanto siamo giovani, perché tanto non è un lavoro, è un divertimento”, si legge nel manifesto.

La surrealtà delle scene ben si presta a rappresentare lo sbigottimento dei tanti che si sono sentiti rispondere picche a lavoro ultimato, ricevendo come risposta che la vera ricompensa è in termini di visibilità.

Abbiamo voluto unire le voci dei tanti che se lo sentono dire ogni volta.
Vogliamo ricordare a tutti che sia
mo giovani, siamo freelance, siamo creativi ma siamo lavoratori, mica coglioni”.

E come dargli/darci torto? 😉


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Questo articolo ha un commento

  1. Saverio

    Interessante come la denuncia di una situazione che conoscono anche i muri debba venire dai professionisti stessi e non dallo stato che dovrebbe tutelare i giovani professionisti. Riimarca inoltre il vuoto e l’incapacità della classe politica di RICONOSCERE dove e in che ambito si debba investire per il futuro. Quello che un po’ manca da parte degli aspiranti professionisti e alcuni professionisti la capacità di dire dei no… “No Budget No Job” e se mi truffi…. quel che ti ho dato come l’ho creato lo smonto…. o me lo porto via.

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